La fondazione di quella che è oggi la Biblioteca Salita dei Frati di Lugano risale al 1565, quando sorse a Sorengo un convento di cappuccini, il secondo dell’ordine nel territorio dell’attuale Cantone Ticino dopo Bigorio (1535). Se si pensa che il nuovo ordine francescano prese avvio nel 1525 e venne approvato da Clemente VII con la bolla Religionis zelus nel 1528, l’istituzione dei due conventi ticinesi è la testimonianza della rapida e straordinaria diffusione dei cappuccini in Lombardia nel corso del secolo XVI. Ora nelle prime costituzioni dell’ordine, approvate nel 1536 dal capitolo generale celebrato a Roma nel luogo di S. Eufemia (che riprendono e precisano le ben note ordinazioni di Albacina del 1529), al paragrafo 121 si legge: «si ordina che in ogni nostro loco sia una piccola stanzia, ne la quale se habia la Scriptura sacra e alcuni sancti doctori». Perciò è del tutto verosimile che fin dal 1565 esistesse nel convento di Sorengo un locale adibito a ‘libreria’, dove venivano conservate le opere destinate ai religiosi: questa raccolta costituisce dunque il primo nucleo della Biblioteca Salita dei Frati, che a giusta ragione può definirsi la più antica biblioteca ticinese fra quelle aperte al pubblico (e l’unica biblioteca conventuale del nostro Cantone – con quelle molto più piccole di Bigorio e di Faido – che sia rimasta integra, non avendo subito le spoliazioni decise dallo Stato con l’incameramento dei beni ecclesiastici del 1848 e del 1855).
Quasi un secolo dopo la fondazione del convento di Sorengo, nel 1653, i cappuccini si trasferirono a Lugano, nel luogo dove era stato costruito il convento attualmente esistente. Sappiamo che il 4 novembre di quell’anno i frati trasportarono processionalmente le ossa dei loro morti dal vecchio al nuovo convento. E sappiamo che, insieme con le suppellettili, trasportarono anche i libri: infatti su una trentina di volumi della biblioteca luganese si legge la scritta «del loco di Sorengo de’ padri cappuccini». È questa la testimonianza più eloquente che già a Sorengo esisteva una biblioteca, certamente più consistente delle tre diecine di opere che recano la scritta riportata. Tanto più che verso la fine del secolo XVI, superata l’antica diffidenza per una cultura legata ai libri e vinto il timore per i pericoli di uno studio che allontanasse dalla purezza dell’ideale francescano, nelle ‘librerie’ dei conventi cappuccini entrarono in misura consistente opere conformi agli interessi dei frati, ben al di là della prescrizione molto limitativa delle costituzioni del 1536.
La biblioteca del convento luganese si arricchì nei secoli successivi sulla base delle esigenze e delle curiosità intellettuali dei singoli membri della comunità, non necessariamente in rapporto a compiti specificatamente religiosi. Essa non fu mai una biblioteca, per così dire, ‘istituzionale’, anche perché nel convento non ci fu uno studio teologico, se non per un breve periodo nel secolo scorso. L’accrescimento più consistente e culturalmente più alto avvenne nella seconda metà del secolo XVIII, anche in rapporto allo sviluppo dall’erudizione ecclesiastica che caratterizza quel periodo. Le discipline più ampiamante e autorevolmente rappresentate sono l’ascetica, l’oratoria sacra, la religiosità popolare, la storia e segnatamente quella locale.
Verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso fra i cappuccini della Svizzera italiana nacque l’idea di rendere fruibile al pubblico degli studiosi e dei lettori l’antica biblioteca del loro convento di Lugano. La decisione cui si giunse dopo lunga riflessione (e non senza contrasti e dissensi), sostenuta soprattutto da padre Callisto Caldelari e da padre Giovanni Pozzi, fu coraggiosa e lungimirante: costruire un nuovo edificio, progettato da Mario Botta, per trasferirvi i libri, prima custoditi nel locale del convento adibito appunto a ‘libreria’, e affidare la gestione della biblioteca ad un’associazione di persone al di fuori della comunità conventuale, per offrire un servizio culturale pubblico e senza pregiudiziali confessionali. L’8 giugno 1976 fu fondata l’Associazione Biblioteca Salita dei Frati, alla quale fu affidato il compito di gestire la biblioteca sulla base di una convenzione sottoscritta con la Provincia svizzera dei cappuccini. Il 27 ottobre 1980, infine, terminato l’edificio progettato da Botta, una costruzione interrata a ridosso del convento, e trasferiti i libri nella nuova sede, la biblioteca, denominata da allora “Biblioteca Salita dei Frati”, fu ufficialmente aperta al pubblico.
Con l’apertura al pubblico, i responsabili della nuova gestione dovettero subito affrontare due ordini di problemi: da un lato la schedatura del materiale librario ricevuto in consegna non ancora catalogato e l’allestimento della sala di lettura in cui collocare le opere a libero accesso; dall’altro la definizione dei criteri secondo cui arricchire la biblioteca con nuovi acquisti librari. Per il primo aspetto basti qui ricordare che, se di circa 50'000 volumi era già disponibile uno schedario cartaceo adeguato, altri circa 40'000 volumi, provenienti da donazioni e da acquisti degli ultimi decenni, non erano mai stati schedati: si trattava di un lavoro enorme, dato lo scarso personale a disposizione, anche perché questa schedatura doveva essere effettuata secondo moderni criteri biblioteconomici; si iniziò comunque con l’allestimento della sala di lettura, dove furono collocati circa 10'000 libri (opere di consultazione e in particolare enciclopedie, dizionari, repertori, bibliografie, collezioni di testi ecc.). Per il secondo aspetto, l’orientamento maturato all’inizio degli anni Ottanta fu quello di perseguire tre distinti obiettivi: 1. arricchire il vecchio fondo conventuale (definito allora “fondo antico”) limitatamente ai Ticinensia, alle collezioni in corso di pubblicazione e agli strumenti bibliografici utili allo studio del fondo stesso; 2. costituire un fondo di “scienze religiose” con l’acquisto di opere funzionali allo studio del fenomeno religioso con gli strumenti delle scienze umane; 3. costituire un fondo di “scienze storico-politiche” con l’acquisto di opere utili all’approfondimento della tematica politica nella cultura contemporanea. Per conseguire questi tre distinti obiettivi furono istituite tre commissioni, espressamente indicate nel primo Statuto dell’Associazione all’art. 9, con il compito di proporre al Comitato gli acquisti librari secondo le rispettive competenze. Questa impostazione fu seguita coerentemente per circa un decennio, come possono testimoniare gli elenchi dei libri acquisiti dalla biblioteca fin verso il 1990.
Con l’inizio degli anni Novanta, abbandonata l’idea di una nuova biblioteca innestata su quella conventuale e tendenzialmente tripartita, il Comitato ripensò i criteri da seguire per gli acquisti librari e decise di seguire una diversa rotta per l’arricchimento della biblioteca: a questi criteri, come possono documentare gli elenchi delle nuove accessioni sempre pubblicati su «Fogli», ci si è costantemente attenuti negli anni successivi. Si trattava, tra l’altro, di tenere conto anche delle decisioni prese a livello cantonale con la nuova Legge delle biblioteche (11 marzo 1991) e del fatto che, dal 1993, esisteva a Lugano una Facoltà di teologia con una propria biblioteca.
Le riflessioni che fecero maturare nel Comitato (con il contributo decisivo di padre Giovanni Pozzi, che nel 1988 si era trasferito da Friburgo a Lugano) l’idea di seguire una nuova linea, diversa da quella per così dire sperimentale del primo decennio, si possono così sintetizzare. Nel contesto bibliotecario ticinese, la Biblioteca Salita dei Frati rappresenta il tipo della biblioteca di conservazione, la cui caratteristica è di custodire un tesoro librario antico, notevole per una sua specifica fisionomia. Essa si differenzia dalla biblioteca di interesse pubblico, il cui compito è quello di procurarsi la produzione libraria nel settore di sua competenza, tenendosi costantemente aggiornata. La Biblioteca Salita dei Frati raccoglie un fondo notevole di libri costituitosi durante i quattro secoli che ci dividono dal modesto inizio del conventino di Sorengo. Ora il compito primario di chi cura la gestione di una biblioteca di questo genere è, da un lato, quello di garantirne una ordinata e sicura conservazione fisica, per trasmettere intatto questo tesoro, e, dall’altro, di renderne possibile la conoscenza, la comprensione e lo studio e di conseguenza illustrare le caratteristiche che hanno segnato via via il suo costituirsi in biblioteca. L’aggiornamento del fondo è quindi correlato a questa particolare fisionomia. Di qui il criterio che deve ispirare gli acquisti librari, con l’acquisizione di strumenti che servano a studiare quel tesoro bibliografico.
Un'altra caratteristica della Biblioteca Salita dei Frati è quella della preminenza del soggetto religioso. Anche nelle biblioteche pubbliche del Ticino il libro a soggetto sacro è presente (almeno fino al secolo XIX), per il fatto che le opere anteriori a quella data provengono in massima parte dai conventi soppressi. Tuttavia nessun'altra biblioteca del cantone possiede un fondo omogeneo come la Biblioteca Salita dei Frati. Questa seconda caratteristica costituisce una particolarità degna di attenzione nel contesto bibliotecario ticinese, dove, nella distribuzione dei compiti assegnati alle varie biblioteche cantonali dalla Legge delle biblioteche, la voce religione non appare. La Biblioteca dei Frati figura quindi di per sé come complementare per certi aspetti del settore sacro. Ciò è dovuto alla natura del fondo religioso antico qui conservato. Esso ne riflette non tanto gli aspetti speculativi e dottrinali quanto quelli della volgarizzazione e dell'insegnamento nelle forme dell'eloquenza, del catechismo, dell'ascetica, e gli aspetti della pratica nelle forme della devozione e della religiosità popolare. Non è insomma la biblioteca d'una facoltà di teologia. Questo dato collima assai bene col compito che una biblioteca laica e destinata a un pubblico generico deve considerare preminente nel rifornire il settore delle scienze religiose: illustrare la storia delle mentalità e dei comportamenti, più che fornire gli elementi specifici delle discipline teologiche.
Tenendo conto di queste caratteristiche della Biblioteca Salita dei Frati, non comparabile ad alcuna delle biblioteche cantonali né a quella della Facoltà di teologia, dall’inizio degli anni Novanta sono state acquisite opere che servissero alla conoscenza della biblioteca conventuale e in certo senso omogenee alla sua fisionomia culturale: da un lato strumenti per lo studio del fondo antico (secoli XVI-XVIII), in particolare cataloghi, censimenti, studi sulla storia del libro antico, una disciplina che andava sviluppandosi proprio in quegli anni; dall’altro opere sulla ‘religione praticata’ (in particolare: spiritualità, storia della mentalità e dei comportamenti religiosi, devozione e pietà popolare, ascetica, mistica), con l’obiettivo di offrire alla persona colta, di qualunque fede, i mezzi per soddisfare le proprie aspirazioni in ordine alla conoscenza dell’esperienza religiosa in termini storici e culturali; infine si optò per l’acquisto di opere su Francesco d’Assisi e il francescanesimo. Questa impostazione, cui si giunse dopo un’attenta riflessione, conferisce alla Biblioteca Salita dei Frati un carattere esclusivo nel Cantone: nessuna biblioteca cantonale persegue infatti questo indirizzo (quanto alla biblioteca della Facoltà di teologia, essa ha per sua natura un carattere confessionale, ed è destinata ad accogliere in misura preminente il libro riguardante la ricerca teologica in senso dottrinale - dogmatico, morale ecc. - , al servizio dei professori e degli studenti).
In conformità con questo orientamento, nello Statuto attualmente in vigore non sono più previste, per decidere gli acquisti con cui arricchire regolarmente il patrimonio bibliografico della biblioteca, le tre commissioni citate qui sopra, ma un’apposita “commissione per gli acquisti librari”, designata dal Comitato e presieduta dal bibliotecario responsabile della conduzione della biblioteca, alla quale è assegnato il compito di “decidere gli acquisti librari, secondo i criteri definiti dal Comitato” (articoli 8 e 10).
Per dare concretezza al carattere di servizio culturale pubblico che la Biblioteca Salita dei Frati ha sempre inteso rivestire, si è ritenuto opportuno aderire al Sistema bibliotecario ticinese (Sbt). Nel giugno del 2001 si cominciò ad inserire le nuove acquisizioni nel catalogo informatizzato del Sbt. Successivamente, espletate le necessarie pratiche, venne formalizzata l’adesione della biblioteca al Sbt. Dal 2003 infatti essa ne fa parte come biblioteca associata, sulla base di una convenzione sottoscritta il 24 giugno di quell’anno e della risoluzione governativa n. 3234 del successivo 22 luglio. Con questo atto ufficiale la Biblioteca Salita dei Frati è stata riconosciuta “di interesse pubblico” (Legge delle biblioteche, art. 17). Oltre alle notizie bibliografiche delle nuove acquisizioni librarie, regolarmente inserite nel catalogo del Sbt, è in corso di attuazione la ricatalogazione informatizzata del ‘pregresso’. All’inizio di gennaio del 2013 nel catalogo del Sbt erano inseriti i dati di 57'414 volumi della Biblioteca Salita dei Frati.
Bibliografia
Edizioni ticinesi nel Convento dei Cappuccini a Lugano (1747-1900), Lugano, Edizioni Padri Cappuccini, 1961
Giovanni Pozzi, La biblioteca dei Convento dei Cappuccini di Lugano, «Fogli», 1 (1981), pp. 3-9
Luciana Pedroia, Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Salita dei Frati, «Fogli», 11 (1991), pp. 3-20
Fernando Lepori, La catalogazione delle cinquecentine della Biblioteca Salita dei Frati, «Fogli», 11 (1991), pp. 21-28
Luciana Pedroia, Catalogo dei periodici correnti della Biblioteca Salita dei Frati, «Fogli», 15 (1994), pp. 15-25
Giovanni Pozzi - Luciana Pedroia, Ad uso di… applicato alla libraria de’ Cappuccini di Lugano, Roma, Istituto storico dei Cappuccini, 1996
Stefano Barelli, Gli opuscoli in prosa della Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, 1538-1850. Inventario e studio critico, Bellinzona, Casagrande, 1998
Veronica Carmine, I fondi antichi della Biblioteca Salita dei Frati, «Fogli», 27 (2006), pp. 17-37, testo confluito in Handbuch der historischen Buchbestände in der Schweiz, 2, Hildesheim, 2011, pp. 436-448
Laura Luraschi Barro, Le cinquecentine del fondo antico nel catalogo in rete, «Fogli», 33 (2012), pp. 62-66