Editore: Isengrin Michael
Luogo e anno di pubblicazione: Basilea, 1556
Il poco che sappiamo a proposito di Tito Flavio Clemente, o Clemente Alessandrino, autore cristiano che visse tra il 150 ed il 215 circa, lo dobbiamo alla Storia Ecclesiastica di Eusebio. Nato forse ad Atene, alla ricerca della saggezza intraprese un viaggio in Sicilia, Siria e Palestina, per approdare infine ad Alessandria dove frequenterà Panteno, maestro della scuola catechetica. Più tardi aprì a sua volta una scuola nella metropoli egizia ma, all’inizio delle persecuzioni sotto Settimio Severo, si rifugiò presso un amico, Alessandro, in Cappadocia. Grazie ad una lettera scritta da Alessandro a Origene nell'anno 215 o 216, sappiamo che a quell'epoca sia Panteno sia Clemente erano già morti (NDPAC, I, col. 1067-1072). L'edizione contiene la traduzione delle tre opere maggiori di Clemente Alessandrino ad opera di Gentien Hervet. Nato ad Olivet, presso Orléans, nel 1499, Hervet si trasferisce in Inghilterra dove diventa precettore dei figli della contessa di Salisbury, Arthur e Reginald de la Pole, e fa la conoscenza degli umanisti Thomas Linacre e Tommaso Moro. Dopo un periodo passato quale insegnante di greco ad Orléans, si trasferisce in Italia dove entra a far parte delle famiglie dei cardinali Reginald Pole e Marcello Cervini. Partecipa in veste di traduttore ad alcune sessioni del concilio di Trento, in particolare nelle sessioni di Bologna (1547-1549). Verso la fine della sua vita, tornato in Francia, volle contribuire con alcune sue opere alla riforma del clero. Morì a Reims nel 1584 mentre stava rivedendo la sua traduzione delle opere di Clemente (DTC VI/2, col. 2315-2320), frutto tardivo di quell'impresa di traduzioni patristiche iniziata da Amerbach e continuata in grande stile da Erasmo. L'edizione in mostra è una ristampa, uscita dall’officina di Michael Isengrin, della traduzione latina delle opere di Clemente Alessandrino edita nel 1551 a Firenze presso Lorenzo Torrentino, stampatore ducale (Mecca 2006, p. 309). Isengrin iniziò nel 1531 il suo lavoro di tipografo insieme al suocero Johann Bebel, per poi lavorare, già a partire dall'anno seguente, da solo o in associazione con Heinrich Petri o Andreas Cratander (Benzing 1982, p. 36). La sua marca, quasi uguale a quella di Bebel, raffigura un albero entro i cui rami è inserita orizzontalmente una trave: ai due lati del tronco si legge l’epigrafe: PALMA ISENG. L’edizione contiene la traduzione dell’Oratio adhortatoria ad Graecos, dei tre libri del Pedagogo, e degli Stromata. Mancano le opere minori, come per esempio la Quis dives salvetur, oggi conservata in un manoscritto dell’Escorial e in una copia alla Biblioteca Vaticana, e non ancora conosciuta ai tempi di Hervet. La prefazione (c. A2) all’Adhortatio ad Graecos, contiene la dedica a Rodolfo Pio da Carpi, cardinale del titolo di Santa Maria in Trastevere, e l’elogio di Clemente d’Alessandria e in particolare del suo stile. È stampata in carattere corsivo e contiene anche citazioni greche tratte dall’Adversus Iulianum di Cirillo d’Alessandria con testimonianze su Clemente. Hervet menziona i testi manoscritti degli Stromata e del Pedagogo che si trovano nella Biblioteca Medicea, aggiungendo un elogio del granduca Cosimo (Stromata quidem & Paedagogus ex Medicea bibliotheca, ea suppeditante clarissimo virtutisque & doctrinae amantissimo Principe Cosmo, Florentiae duce, in apertum prodiere). La traduzione del secondo testo, il Pedagogo, occupa le c. 17-55 ed è dedicata a Jean de Hangest (ca. 1504 -1577), vescovo di Noyon dal 1525. Hervet aveva probabilmente conosciuto Hangest durante il periodo in cui il vescovo assistette, dalla fine del 1547, a Bologna, alla nona e decima sessione del concilio indetto da Paolo III (DHGE 23, col. 278). La dedica è datata Bologna 6 delle idi di luglio 1549, ossia il 10 luglio 1549. La traduzione degli Stromata, il testo più ampio del volume, occupa le carte 56-162, è dedicata al duca Cosimo de’ Medici, che ha reso possibile la pubblicazione dell’opera, e menziona il debito contratto nei confronti di Pietro Vettori e Marcello Cervini. Il volume si chiude con gli Scholia in obscuria aliquot Clementis loca (4 pagine non numerate) ed un indice tematico (8 pagine non numerate).
Nell'esemplare esposto, il frontespizio risulta lacerato in corrispondenza della marca. Interventi censori sono riconoscibili dalla fascetta di carta che copre, sul frontespizio e in fine al volume, il nome dell’editore. Sul verso della guardia anteriore una mano settecentesca ha copiato una breve notizia sull’autore (le abbreviazioni qui sono sciolte): Clemens Alexandrinus circa tempora Pertinacis et Severi et Antonini floruisse ex eo potest dignosci, quod in primo libro Stromaton [I, 144, 3, n.d.t.], in enumeratione temporum quibus singuli Romanorum imperatores regnarunt, tempus imperii Commodi non supergreditur, quo sed tantum ….usque ad eius mortem numerat. Hic Panteni discipulus ut Eusebius libro 5° c. II historiae ecclesiasticae magnarum rerum scientiae editus in usu plurimorum negotiorum ….. fuit idem Eusebius l. 2 c. 5 Praeparationis Evangelicae.
Clementis Alexandrini viri longe doctissimi, qui Panteni quidem martyris fuit discipulus, praeceptor vero Origenis, omnia quae quidem extant opera, a paucis iam annis inventa & nunc denuo accuratius excusa, Gentiano Herveto Aureliano interprete, Basileae: [Michael Isengrin], 1556
[2], 162, [6] c.; 32 cm (fol.)
Marca: Palma
Impronta: umsi t,i. reme fegn (3) 1556 (R)
Segn.: A6, b-z6, aa-dd6, ee8
Legatura in pergamena
Bibliografia: Mecca 2006
Provenienza: Convento dei Frati Cappuccini di Lugano
Collocazione attuale: Biblioteca Salita dei Frati Lugano, BSF 38 Fa 15
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